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La formazione della Terra di Azzano iniziò milioni di anni fa, verso la fine dell'e­ra terziaria quando la Pianura Padana era ancora tutta occupata da un mare profon­do. Il movimento delle zolle continentali, che aveva portato alla forma­zione delle Alpi, aveva marginalmente sol­levato il fondo del mare padano e gli strati sabbiosi affioranti cominciarono ad essere dilavati dalle piogge ed incisi dai torrenti. Così millennio dopo millennio si formaro­no le colline sabbiose su una base argillosa su cui scorrono ruscelli e fiumi. Nella sab­bia di Azzano si trovano banchi di conchi­glie (in genere ostriche) ancora chiuse e ben formate.

Nulla si sa dei primi abitanti delle colline di Azzano e nulla di preistorico è stato trovato. Al di là del fiume Tanaro, il popolo dei Liguri fondava la città di Asti, la città veniva poi occupata dai Galli e, verso il 180 A.C., con­quistata dai Romani. Fiorente divenne A­sti nel periodo Romano, e questo è am­piamente documentato dagli scrittori clas­sici e dai ritrovamenti archeologici. Colli­ne boscose e fertili di vigne e di cereali, una celebre industria di recipienti di terracotta, punto di transito di intensi traffici, favori­rono un aumento della popolazione e della colonizzazione del territorio circostante. È in questo periodo che si presume l'occupazione stabile delle colline di Azza­no che sorgono di fronte ad Asti, in una posizione dominante la vallata del fiume Tanaro. È probabile che anche il nome, per la sua desinenza, sia di origine romana. Laura Bosia riguardo alle origini del nome di Azzano, scriveva su "La stampa" del 6 giugno 1987: "Gli azzanesi d'Asti, del re­sto, dimostrano di essere affezionati alle proprie radici romane se, incerti sull'esatta etimologia del loro paese, avanzano queste due ipotesi in particolare: Azzano da "ad Dianam': in onore della dea della caccia; oppure "Attianum': nome gentilizio lati­no. Meno attendibile pare l'origine celtira, che farebbe riferimento ad un poco proba­bile "zaino" che appunto i Celti, durante le conquiste, avrebbero sempre portato sulle spalle ".

Data la vicinanza di Asti, il paese ha sempre seguito le sorti della città, sotto la cui giurisdizione è generalmente sempre stato. La fine dell'Impero Romano e le in­vasioni barbariche coprono di silenzio per centinaia di anni le colline di Azzano. Nel 774 Carlo Magno tolse Asti ai Longobardi ed istituì la contea di Asti. Da documenti posteriori risulta che i conti di Asti istituirono in Azzano una "corte di giustizia" presumibilmente tra l'800 e il 900. Nel 900 i Saraceni distrussero Asti e incendiarono gli archivi. L'indebolimento dell'autorità impe­riale Franca e il rafforzamento del potere dei feudatari, scatenò le loro rivalità che cagionarono innumerevoli guerre e deva­stazioni. La gente si rifugiava nelle cittàmurate o nei monasteri e nelle "ville" rima­sero i servi della gleba, venduti e comprati con e come il bestiame.

È del marzo del 905 una carta dell 'ar­chivio capitolare di Asti, con cui l'allora vescovo Audace trasferisce ai canonici i suoi diritti sulla corte di Azzano. A nord di Azzano, ma nel territorio del Comune, sulla riva destra del Tanaro, i frati benedettini avevano un convento, la cui fondazione è stata attribuita a Beren­gario l° (893) ma il più antico documento esistente che ne faccia cenno è un diploma di Berengario III e Adalberto re d'Italia del 975 (imperante domino nostro Ottone se­renissimo imperatore anno III et VIII mensis Augusti indictione II). Dall'anno 1000 i documenti e le carte che citano la villa di Azzano si fanno più frequenti, mentre il convento benedettino di San Bartolomeo cresce in fama e ric­chezza.

Azzano è citato come villaggio del distretto di Asti nel diploma con cui il Barbarossa confermava il governo e il do­minio della città (dieta di Roncaglia 1158). Oggerio Alfieri, nella sua cronaca di Asti scrive: "Eodem anno 1190. Civitas Ast tenebat posse infrascriptum: videlicet ultra lanagrum tenebat Villam Azani...".

In paese si tramanda da una genera­zione all'altra una storia non documentata ma probabilmente con una base reale: "Federico Barbarossa, dopo aver incen­diato Azzano, stava per assalire il vicino Paese di Montemarzo, con i suoi cavalieri stava per raggiungere la meta quando, sul colle a pochi passi, ove si trova attualmen­te la chiesetta di San Marcello eretta a ricordo dell'avvenimento, un furioso tem­porale mise lo scompiglio tra i cavalli, che sbandarono e fuggirono".

Nel XIII secolo infierirono in Asti cruente lotte tra i Guelfi, capeggiati da So­laro, e i Ghibellini, capeggiati dai Castelli. Per mettere fine ai disordini i procuratori del Comune sottomisero la città a Roberto d'Angiò che obbligò i contendenti a venire a patti in un incontro nel monastero di San Bartolomeo (1332).

Nel XIV secolo Asti fu contesa tra i marchesi del Monferrato e i Signori di Mi­lano. Nel paese vicino ad Azzano, Rocca d'Arazzo, vi era un castel­lo di importanza strategica per cui "Azza­no, come quello che era vicinissimo alla Rocca d'Arazzo", sopportò grandi inquie­tudini, poiché tutte le volte che la fortezza veniva assediata, erano gli abitanti di Az­zano costretti a vedere il loro territorio cal­pestato o dall'una o dall'altra parte, e ad esser vittima della militar licenza. Io penso che fu in questa circostanza che venne atterrato il castello di Azzano, di cui non v'è più alcun vestigio, toltone il colle su cui stava, sopra del quale ed a vece del castello fu fabbricata una comoda casa del parroco". (G.S. De Canis - Corografia Astigiana - opera citata).

Molti sono i documenti che citano Azzano in questo periodo, nel passaggio da un Signore all'altro, finché nel 1387 Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, lo cedette con la contea di Asti in dote alla figlia Valentina che sposa Luigi l° di Or­leans. Così fu e nel 1387 città e paesi della contea di Asti giurarono fedeltà agli sposi. Ad Azzano il giuramento avvenne il mattino del 16 agosto 1387 sulla piazza del paese. Due notai delegati da Gian Galeazzo Visconti e da Luigi d'Orleans riunirono i 54 capifamiglia e fecero loro giurare, singolarmente, con la mano sui «sanctis evangelis» fedeltà e omaggio a Valentina e al suo sposo. Tra gli altri erano presenti: Germanus Badella, Johannes Beglaminus (Biamino), Johannes Boxia, Martinus de Ghino (Ghi e Ghia), ]ohannes Scarzella, Manfredus Vialengus (Viarengo). Questi cognomi sono tuttora dif­fusi nel paese. Dalla composizione media delle famiglie di quel periodo (3,5) si può stimare che la popolazione di Azzano nel 1400 ammontasse a circa 190 abitanti. Cent'anni rimase Asti sotto gli Or­leans ed è di questo periodo una serie di atti giuridici tra i frati di San Bartolomeo e la città di Asti per i diritti dei mulini sul Tana­ro, dei traghetti (che si chiamavano "pon­ti') e delle pescaie. Nel 1531 Carlo V imperatore dona la conte a di Asti a Beatrice di Portogallo, moglie di Carlo 111° duca di Savoia.

Da allora Azzano passa sotto il domi­nio dei Savoia. Ma anche così il territorio non ebbe pace. Nei secoli XVII e XVIII le guerre di successione e le guerre civili, causarono u­n'interminabile passaggio di soldati Sa­baudi, Spagnoli, Francesi, Austriaci e mer­cenari Svizzeri. Le battaglie toccarono più volte Azzano e l'abbazia di San Bartolo­meo e con le occupazioni arrivavano le requisizioni, le estorsioni e le angherie.

Nel 1620 il duca di Savoia Carlo Emanuele I investì Don Olivero Capra del feudo di Azzano con il titolo di conte, non solo per le benemerenze della famiglia e per i suoi latifondi in Azzano ma anche per far quattrini. Il padre di Don Olivero era suo medico personale, gli zii erano tutti al servizio della corte ducale e Don Olivero era prefetto di Asti e cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. L'investitura dava diritto a qualche tributo della comunità di Azzano al conte. D'altronde non è che i conti Capra facessero molto per il paese. Essi vivevano ad Asti nel palazzo tuttora esistente sull'angolo tra corso Al­fieri e via Mazzini (venduto ai Valpreda e poi agli Ottolino) e di essi non è rimasta traccia nelle memorie orali degli azzanesi. Tra i discendenti di Don Olivero c'è un sindaco del consiglio di Asti nel 1698, un senatore nel 1749, un abate vicario del vescovo nel 1745 (poi vescovo di Acqui) che lasciò terre di Azzano all'ospedale di Acqui. L'ultimo conte Capra di Azzano morì nel 1772 senza figli. Il titolo di conte di Azzano passò a Gaspare Guglielmo Scozia perché la sua bisnonna era figlia di Don Olivero. Il titolo fu poi abolito dai francesi. Inizia nel 1660 il libro più antico conservato nell'archivio della parrocchia di Azza­no, esso è un «Liber Baptismi».

Sul finire del '700 Asti venne occupata dai Francesi e poi dagli Austro-Russi che devastarano i dintorni di Asti per foraggia­re cavalli e soldati. Nel periodo napoleonico il territorio venne annesso alla Francia come diparti­mento del Tanaro. Il 13 fruttidoro anno X (31 agosto 1802) un decreto del governo francese di­sponeva la soppressione degli ordini mona­stici. L'abbazia di San Bartolomeo venne selvaggiamente saccheggiata e lasciata in tali condizioni che nel giro di pochi anni venne poi demolita. Al suo posto ora non vi sono che campi coltivati e dell'abbazia non è rimasto che il nome della località. Con la restaurazione Azzano fa parte del regno Sardo e ne segue le vicende.

Sul finire del '700 Asti venne occupata dai Francesi e poi dagli Austro-Russi che devastarano i dintorni di Asti per foraggia­re cavalli e soldati. Nel periodo napoleonico il territorio venne annesso alla Francia come diparti­mento del Tanaro. Al suo posto ora non vi sono che campi coltivati e dell'abbazia non è rimasto che il nome della località. Con la restaurazione Azzano fa parte del regno Sardo e ne segue le vicende.

Il paese pagò il suo contributo di ca­duti nelle due guerre mondiali. Durante il periodo fascista, il comune fu soppresso ed aggregato a quello di Roc­ca d'Arazzo. Durante la resistenza, nel 1943-1945 Azzano fece parte della Repubblica Parti­giana dell'Alto Monferrato, territorio libe­ro, democraticamente governato, schiac­ciato poi dall'imponente e rabbiosa reazio­ne tedesca. Con l'avvento della Repubblica Ita­liana Azzano ritornava di nuovo comune autonomo.



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